𝐏𝐮𝐧𝐭𝐢 𝐃𝐢 𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 #𝟏𝟓 - 𝑳’𝒆𝒅𝒖𝒄𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒂𝒍 𝑩𝒆𝒍𝒍𝒐 𝒆 𝒂𝒍𝒍𝒂 𝑮𝒊𝒖𝒔𝒕𝒊𝒛𝒊𝒂 𝒏𝒆𝒊 𝒇𝒐𝒏𝒅𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝑺𝒐𝒄𝒊𝒆𝒕𝒂'

di Stefano Sala

Questa settimana Stefano Sala per la nostra rubrica “Punti Di vista” ci stimola a riflettere sui concetti di Bellezza e di Giustizia intesi come “costante ricerca ed educazione” a cogliere il senso di appartenenza ad un contesto di valori coerenti tra loro, riconducibili ad un Bene collettivo e alla loro finalità sociale: senza Giustizia e senza Bellezza non vi è prospettiva di progresso, di sviluppo e, di conseguenza, di prospettiva di futuro migliore, per tutti. Nulla di tutto ciò viene considerato dalla attuale maggioranza di governo della nostra città, con la conseguenza di un progressivo e inesorabile spegnersi della Vita Sociale di una comunità, azzerandone inoltre il Capitale Sociale.

𝐏𝐮𝐧𝐭𝐢 𝐃𝐢 𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 #𝟏𝟓 - 𝑳’𝒆𝒅𝒖𝒄𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆 𝒂𝒍 𝑩𝒆𝒍𝒍𝒐 𝒆 𝒂𝒍𝒍𝒂 𝑮𝒊𝒖𝒔𝒕𝒊𝒛𝒊𝒂 𝒏𝒆𝒊 𝒇𝒐𝒏𝒅𝒂𝒎𝒆𝒏𝒕𝒊 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝑺𝒐𝒄𝒊𝒆𝒕𝒂̀

di Stefano Sala

Una domenica pomeriggio primaverile, qualche mezz’ora di tempo per i famosi “𝑞𝑢𝑎𝑡𝑡𝑟𝑜 𝑝𝑎𝑠𝑠𝑖” e riflettere su alcune cose che da tempo rimbalzano tra i pensieri, le preoccupazioni e le corse frenetiche.

Se ci si guarda intorno senza la solita fretta, infatti, appaiono differenti anche gli ambiti che solitamente non destano alcun interesse in noi, sia per il poco tempo di cui normalmente disponiamo, sia per qualche altra ragione, meno evidente forse proprio perché più bisognosa di approfondimenti.

Cerco qui di andare un po' oltre la frettolosa lettura delle nostre giornate e della realtà in cui ci troviamo di solito.

La capacità di relazione tra noi, gli altri e la realtà in cui viviamo parte, non troppo evidentemente direi, da una volontà: io desidero relazionarmi con persone, con le cose che mi appassionano, con la natura, con la città etc. e quindi mi impegno per trovare spazio e tempo per queste cose.

In particolare, però, non è sufficiente trovare tempo, spazio e momenti di incontro ma è opportuno approfondire, studiare le peculiarità di persone e di quanto ci interessa, relazionarsi con le differenze, valorizzando tutto ciò che desta la nostra curiosità e che in vario modo ci appassiona, ciò che ci piace, ci fa stare bene, ciò che è bello ed efficace, in vario modo. In altri termini bisogna quindi evitare di accontentarci della occasionalità affinché questi interessi, per le persone e per ogni attività che ci appassiona, diventino parte continua della nostra vita, in un continuo rapporto di approfondimento e studio, mutuando cioè una abitudine, una cosa che, appunto come un 𝐚𝐛𝐢𝐭𝐨, teniamo addosso. Poco alla volta poi il percorso tra questi interessi, relazioni, spazi, arricchito dalla nostra consapevolezza, diventerà costellato di belle esperienze, che sapremo riconoscere quali presenze costanti, in virtù della nostra consapevolezza accresciuta.

Tutto questo ovviamente richiede una 𝑑𝑜𝑚𝑎𝑛𝑑𝑎 ed una 𝑜𝑓𝑓𝑒𝑟𝑡𝑎, come sempre. La domanda nasce dalla singola persona, che sente la necessità di cercare qualcosa di più profondo nella propria esistenza, e l’offerta è la proposta che lo spazio circostante può offrire, sul piano naturale, sul piano delle relazioni sociali, su quello delle opportunità presenti in un determinato contesto, mutuate dalla percezione ottenuta da uno spazio urbano più o meno piacevole e stimolante, con cui si instaura una reciprocità.

Così come l’educazione al Bello nasce dalla continua ricerca, studio, ed approfondimento, per scaturire in una abitudine che permette poi una differente lettura della realtà, aggiungendone valori e sensazioni nuove che consentono quindi anche la concretizzazione di interventi migliorativi, anche la Giustizia richiede una costante ricerca ed educazione per poterne apprezzare il senso, il valore, e permettere una visione coerente con il senso di appartenenza ad un contesto di valori coerenti tra loro, in quanto riconducibili ad un Bene collettivo.

L’idea di Giustizia (così come la ricerca del Bello in senso esteso) ha infatti una finalità sociale, perché senza Giustizia (e senza Bellezza) non c’è prospettiva di progresso, inteso quale sviluppo.

Perché nel senso collettivo della Bellezza e Giustizia è la prospettiva di futuro migliore, per tutti.

In questa ottica deve operare la amministrazione pubblica, a partire proprio dal livello locale, fornendo prospettive di bellezza e giustizia, spazi fisici e culturali (spazi pubblici e occasioni di riflessioni, incontri, eventi etc.) che siano terreno fertile per la collettività coinvolta attivamente, per la creazione di una tendenza al miglioramento, per tutti, in un costante cammino denso di occasioni, altrimenti viene negata la possibilità di crescita, di speranza, di futuro, costituendo la città quale cupo dormitorio.

La attuale maggioranza al governo nella nostra Città propone una propaganda continua, a prescindere da elezioni passate o future, mirata a travolgere i cittadini con immagini di degrado da risolvere, riportando promesse elettorali con facili soluzioni a problematiche che, a parti invertite, sono ancora presenti sul territorio, 𝐥𝐚 𝐧𝐞𝐠𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐩𝐫𝐞𝐬𝐬𝐨𝐜𝐡𝐞́ 𝐭𝐨𝐭𝐚𝐥𝐞 𝐝𝐞𝐥 𝐜𝐨𝐧𝐟𝐫𝐨𝐧𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐧 𝐚𝐬𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢, 𝐜𝐢𝐭𝐭𝐚𝐝𝐢𝐧𝐢, 𝐥𝐚 𝐦𝐚𝐧𝐜𝐚𝐧𝐳𝐚 𝐝𝐢 𝐞𝐯𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐨𝐫𝐠𝐚𝐧𝐢𝐜𝐢, 𝐜𝐨𝐞𝐫𝐞𝐧𝐭𝐢 𝐜𝐨𝐧 𝐮𝐧𝐚 𝐯𝐢𝐬𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐮𝐧𝐢𝐭𝐚𝐫𝐢𝐚 𝐜𝐡𝐞 𝐯𝐚𝐥𝐨𝐫𝐢𝐳𝐳𝐢 𝐥𝐞 𝐩𝐞𝐜𝐮𝐥𝐢𝐚𝐫𝐢𝐭𝐚̀ 𝐥𝐨𝐜𝐚𝐥𝐢, 𝐨𝐟𝐟𝐫𝐞 𝐚𝐢 𝐜𝐢𝐭𝐭𝐚𝐝𝐢𝐧𝐢 𝐮𝐧𝐚 𝐩𝐫𝐨𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐚 𝐝𝐢 𝐚𝐫𝐢𝐝𝐨 𝐬𝐦𝐚𝐫𝐫𝐢𝐦𝐞𝐧𝐭𝐨, 𝐢𝐧 𝐮𝐧𝐚 𝐂𝐢𝐭𝐭𝐚̀ 𝐬𝐞𝐦𝐩𝐫𝐞 𝐩𝐢𝐮̀ 𝐯𝐮𝐨𝐭𝐚 𝐞 𝐩𝐫𝐢𝐯𝐚 𝐝𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐞, proprio perché senza slanci su Bellezza e Giustizia, intese - lo dicevamo sopra – come pilastri per il progresso ed il benessere di tutti.

Non coltivare costantemente questi campi, con ripetuti apporti di iniziative e risorse, non avvicinare soggetti quali associazioni, gruppi, singoli cittadini, negandosi al confronto concreto (raccontando tra l’altro che “no: non è così”) spegne lentamente ma inesorabilmente la Vita Sociale di una comunità, azzerandone inoltre il Capitale Sociale.

Un esempio semplice ma significativo, tra le molte dozzine possibili già elencate in varie occasioni e mai recepite da chi di dovere: ricordo le critiche sarcastiche (per non dire altro) sui mezzi incastrati sotto ai ponti della ferrovia in zona Stazione.

Sembrava così facile allora trovare il rimedio, talmente facile da far sorridere (sghignazzare in verità) l’allora coalizione in opposizione.

Cambia la maggioranza e, nemmeno tanto in fretta per la verità, viene posizionato quello che avrebbe dovuto essere “l’uovo di Colombo”. In meno di un giorno il problema si ripropone, e il “magnifico dispositivo” viene pressoché divelto, ripetutamente. Seguono (sui social e sulla stampa locale) critiche, spiegazioni, indicazioni su modi, colpevoli ed innocenti e così via.

Il problema, lungi dall’esser risolto, è ancora presente ed il dispositivo mezzo divelto ancora sul posto.

Cosa racconta questa “𝑝𝑎𝑟𝑎𝑏𝑜𝑙𝑎 𝑑𝑒𝑙𝑙𝑎 𝑠𝑒𝑔𝑛𝑎𝑙𝑒𝑡𝑖𝑐𝑎 𝑑𝑖𝑣𝑒𝑙𝑡𝑎”?

Molte cose che ciascuno saprà individuare.

A me preme una riflessione sul senso del Codice Stradale, che si riconduce facilmente al discorso su Bello e Giusto di poco sopra. Non mancano i dispositivi, i Codici, mentre probabilmente manca la percezione del fine ultimo dei Codici, dei divieti ed, in ultima analisi, del perché serva il Giusto (ed il Bello): servono a darci un Futuro, una Speranza.

Su questa percezione, sulla creazione di occasioni di approfondimento, costanti e ripetute, su queste cose deve – dovrebbe – impegnarsi una Amministrazione Comunale, proprio per costruire una prospettiva di Progresso.

Al momento a Desio tutto ciò è negato, come abbiamo detto sopra e come purtroppo si riscontra nel vuoto in Città, nei quartieri tutti e nel centro. Il risultato al momento è sotto gli occhi di tutti, a patto di volerlo individuare.

𝐔𝐧𝐚 𝐂𝐢𝐭𝐭𝐚̀ 𝐢𝐧 𝐚𝐟𝐟𝐚𝐧𝐧𝐨 𝐞 𝐝𝐞𝐬𝐞𝐫𝐭𝐚, 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐮𝐧 𝐝𝐢𝐬𝐞𝐠𝐧𝐨 𝐨𝐫𝐠𝐚𝐧𝐢𝐜𝐨 𝐬𝐢𝐚 𝐬𝐮𝐥 𝐩𝐢𝐚𝐧𝐨 𝐮𝐫𝐛𝐚𝐧𝐢𝐬𝐭𝐢𝐜𝐨, 𝐬𝐢𝐚 𝐬𝐮𝐥𝐥𝐞 𝐢𝐧𝐢𝐳𝐢𝐚𝐭𝐢𝐯𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐢 𝐜𝐢𝐭𝐭𝐚𝐝𝐢𝐧𝐢, 𝐬𝐜𝐚𝐫𝐬𝐞, 𝐝𝐢𝐬𝐜𝐨𝐧𝐭𝐢𝐧𝐮𝐞 𝐞 𝐩𝐨𝐜𝐨 𝐚𝐭𝐭𝐢𝐧𝐞𝐧𝐭𝐢, 𝐬𝐞𝐧𝐳𝐚 𝐠𝐫𝐚𝐧𝐝𝐢 𝐩𝐫𝐨𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐢𝐯𝐞 𝐬𝐨𝐜𝐢𝐚𝐥𝐢, 𝐜𝐨𝐧 𝐩𝐨𝐜𝐡𝐞 𝐨 𝐬𝐜𝐚𝐫𝐬𝐞 𝐚𝐭𝐭𝐞𝐧𝐳𝐢𝐨𝐧𝐢 𝐚𝐥 𝐜𝐨𝐦𝐦𝐞𝐫𝐜𝐢𝐨, 𝐫𝐞𝐧𝐝𝐨𝐧𝐨 𝐃𝐞𝐬𝐢𝐨 𝐮𝐧𝐚 𝐂𝐢𝐭𝐭𝐚̀ 𝐨𝐩𝐚𝐜𝐚 𝐞 “𝐥𝐨𝐧𝐭𝐚𝐧𝐚” 𝐢𝐧 𝐠𝐞𝐧𝐞𝐫𝐚𝐥𝐞.

Siamo quasi a due anni di questa maggioranza e la Città è di un grigio sempre più scuro, non a caso.