Punti Di vista #10 – La strategia della destra contro Elly Schlein

Punti Di vista #10 – La strategia della destra contro Elly Schlein

di Lucrezia Ricchiuti.

Nuovo appuntamento con la nostra rubrica domenicale #PuntiDivista. Uno spazio per analisi, suggerimenti di approfondimento e letture "pazienti".Questa settimana il contributo di Lucrezia Ricchiuti, ex Senatrice della Repubblica italiana per Articolo 1 - MDP, membro della Commissione Bilancio e Capogruppo per MDP in Commissione Parlamentare Antimafia, nonché ex vicesindaca a Desio nell'Amministrazione di Roberto Corti.

𝐏𝐮𝐧𝐭𝐢 𝐃𝐢 𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚 #𝟏𝟎 – 𝑳𝒂 𝒔𝒕𝒓𝒂𝒕𝒆𝒈𝒊𝒂 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒅𝒆𝒔𝒕𝒓𝒂 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒓𝒐 𝑬𝒍𝒍𝒚 𝑺𝒄𝒉𝒍𝒆𝒊𝒏

di Lucrezia Ricchiuti

Elly Schlein

Conosco Elly Schlein da molti anni: eravamo tutte e due civatiane, lei è uscita dal Pd con Pippo io nel 2017. Sono andata a Bologna per fare campagna elettorale per la lista “Emilia Romagna coraggiosa” che lei ha promosso e con la quale è stata eletta consigliere regionale, battendo tutti sulle preferenze. Le auguro pertanto ogni bene e successo nel riformare e rilanciare un partito che ha moltissimo da farsi perdonare.

Ma non voglio parlare dell’affetto antico che nutro per Elly.

Voglio riflettere sul flusso maleodorante e carognesco che la destra italiana le sta dirigendo contro. Si tratta di una strategia ben congegnata e basata su un progetto strutturato, volto a intimidirla e a demolire la sua personalità. La destra fa sempre così e per questo non deve essere sottovalutata.

Questa riflessione mi è scattata leggendo il Tempo di Roma, da sempre una testata che fa buona guardia agli interessi di quanti sono ben introdotti nelle greppie del potere romano e che teme come la peste l’emancipazione delle classi subalterne e la sinistra al governo. Basta un titolo: “Schlein si gioca la carta del vittimismo”: in queste poche parole il Tempo legittima un fiume di insulti e di letame che le è stato versato addosso e che pure l’Osservatorio sull’antisemitismo ha censito. Ha partecipato all’onda fetida anche il sindaco di Grosseto.

Analizzo: gli elementi che questa pubblicistica – social e non – propina sono che Elly è ebrea, è nata fuori Italia e non sarebbe eterosessuale. Veri o falsi questi tasselli sono attentamente selezionati per alimentare il consenso per la destra.

Si evoca l’ebraismo per vellicare il fondo pancia di un certo elettorato che non si è mai mosso dal credere che Mussolini “ha fatto anche cose buone” e che la sinistra è manovrata da Soros, finanziere ebreo ungherese, nemico di Orban, il quale a sua volta è in ottimi rapporti con Meloni. Come si può vedere, il reticolo di collegamenti impliciti è perfetto.

E’ nata in Svizzera, quindi non è una vera italiana: ecco il richiamo a quanti pendono dalle labbra della Meloni e di Salvini (“Nazione”, “Prima gli italiani” e ciarpame vario). Ne viene che è una radical chic, intellettuale, che non sa di vita lavorativa. E qui emerge tutto l’armamentario ignobile per cui chi è di sinistra deve essere per forza un morto di fame e un fallito; altrimenti è un ipocrita imborghesito. Che uno abbia lavorato, studiato e faticato e si meriti quello che ha non conta.  

E poi sarebbe omosessuale: qui si richiama il d.d.l. Zan e si stuzzica la soddisfazione della destra per aver bloccato in Senato la norma sull’omofobia (dimenticavo: grazie Matteo Renzi!!) nella scorsa legislatura. In più, non guasta davvero ravanare nel ventre di quel settore – purtroppo molto ampio – della nostra opinione pubblica che pensa che sia un gran dispiacere avere un figlio gay (se lo dice il presidente del Senato, sarà vero).

Insomma, cara Elly, questi ti temono davvero se hanno costruito un telaio così ben articolato e lo fanno girare in modo così insistente e amplificato. Se ti conosco, hai le spalle per resistere. Ma qui occorre attrezzarsi molto bene, non solo per contrastare il fango lanciato da persone scaltre e ricche di risorse, ma anche per montare una linea di opposizione e di comunicazione fatta di conoscenze genuine, analisi accurate e qualità politica.