Punti Di vista #2 - 𝑳𝒂 𝒔𝒊𝒏𝒊𝒔𝒕𝒓𝒂 𝒅𝒊𝒗𝒊𝒔𝒂

di Francesco Cortese

Nuovo appuntamento con la nostra rubrica domenicale #𝗣𝘂𝗻𝘁𝗶𝗗𝗶𝘃𝗶𝘀𝘁𝗮. Uno spazio per analisi, suggerimenti di approfondimento e letture "pazienti".

Questa settimana Francesco Cortese riflette sulla sinistra divisa, partendo dalla lettura de "l'anno del fascismo" di Ezio Mauro.

𝑳𝒂 𝒔𝒊𝒏𝒊𝒔𝒕𝒓𝒂 𝒅𝒊𝒗𝒊𝒔𝒂

Il fascismo, dal 1921, si sta impadronendo del Paese con lo squadrismo che distrugge, devasta e incendia i Municipi a guida socialista, le Camere del Lavoro, le Case del Popolo, le sedi sindacali, le sedi delle Leghe Socialiste e le Cooperative. Distrugge e incendia le sedi di giornali come l'Avanti di Milano e il giornale dei portuali di Genova. Aggredisce i militanti politici socialisti, i parlamentari antifascisti, minaccia i sindaci socialisti costringendoli alle dimissioni. Tutto questo va avanti per tutto l'ottobre del 1922. Il mondo finanziario industriale ma soprattutto quello agrario asseconda il fascismo e contribuisce alle spese finanziando lo squadrismo.

Questo e molto altro è raccontato nel prezioso libro di Ezio Mauro, "𝑳' 𝑨𝒏𝒏𝒐 𝒅𝒆𝒍 𝑭𝒂𝒔𝒄𝒊𝒔𝒎𝒐.1922. 𝑪𝒓𝒐𝒏𝒂𝒄𝒉𝒆 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒂 𝒎𝒂𝒓𝒄𝒊𝒂 𝒔𝒖 𝑹𝒐𝒎𝒂" e in quello gemello, sempre di Ezio Mauro, intitolato "𝑳𝒂 𝑫𝒂𝒏𝒏𝒂𝒛𝒊𝒐𝒏𝒆" 1921. 𝑳𝒂 𝒔𝒊𝒏𝒊𝒔𝒕𝒓𝒂 𝒅𝒊𝒗𝒊𝒔𝒂 𝒂𝒍𝒍'𝒂𝒍𝒃𝒂 𝒅𝒆𝒍 𝒇𝒂𝒔𝒄𝒊𝒔𝒎𝒐". Consiglio vivamente la lettura di entrambi. Il primo fa una lunga trattazione della politica italiana e dello squadrismo dei mesi di quell'anno: il 1922 della lunga marcia su Roma. Mentre accade tutto questo, il Partito Socialista - nato nel mese di agosto del 1892 - va a congresso il primo di ottobre 1922, a un anno della prima scissione, per celebrare un'altra rottura.

È forse opportuno fare un breve riepilogo delle scissioni del Partito Socialista. Con il XVII congresso di Livorno, 15 gennaio 1921, dalla scissione nasce il Partito Comunista d'Italia, componente rivoluzionaria rispetto ai riformisti del resto del PSI. Con il XIX congresso di Roma dal 1al 4 ottobre, si consuma la scissione e nasce anche il Partito Socialista Unitario, componente possibilista e/o collaborazionista e centrista ad un governo per contrastare l'avanzata del fascismo.

Queste due date coincidono, non a caso, con momenti storici come la fine del "biennio rosso" e l'avvento del fascismo. La mia personale opinione sulle scissioni, nell'area del centro sinistra, è che queste rotture non avvengono mai per caso.

Ebbero a dire:

𝑭𝒊𝒍𝒊𝒑𝒑𝒐 𝑻𝒖𝒓𝒂𝒕𝒊, lettera ad Anna Kuliscioff, 17 febbraio 1920: "Quanto sarebbe prezioso per noi questo momento storico, e quale delitto politico vi sia nel vivere così alla deriva, fra una rivoluzione che non si fa e una riforma che non si tenta, gli uni cercano gli alibi negli altri per giustificare il proprio bullismo, e viceversa".

𝑨𝒏𝒕𝒐𝒏𝒊𝒐 𝑮𝒓𝒂𝒎𝒔𝒄𝒊, in "Ordine Nuovo", 8 maggio 1920: "La fase attuale precede o la conquista del potere politico da parte del proletariato rivoluzionario o una tremenda reazione".

e ancora:

𝑮𝒊𝒂𝒄𝒊𝒏𝒕𝒐 𝑴𝒆𝒏𝒐𝒕𝒕𝒊 𝑺𝒆𝒓𝒓𝒂𝒕𝒊, lettera a Jacques Mesnil, 11 ottobre 1920."Ci divoreremo tra di noi e la borghesia finirà per avere qualche poco di pace".

𝑷𝒊𝒆𝒓𝒐 𝑮𝒐𝒃𝒆𝒕𝒕𝒊, in "La Rivoluzione Liberale, 23 novembre 1922: "Né Mussolini né Vittorio Emanuele di Savoia hanno virtù di padroni, ma gli italiani hanno bene animo di schiavi".

Ezio Mauro giunge a queste conclusioni: "𝘓𝘢 𝘮𝘢𝘭𝘦𝘥𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘤𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘴𝘪𝘯𝘪𝘴𝘵𝘳𝘢 𝘤𝘢𝘮𝘣𝘪𝘢 𝘪 𝘯𝘰𝘮𝘪 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘪 𝘪𝘯 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘦𝘴𝘢, 𝘢𝘷𝘷𝘪𝘤𝘦𝘯𝘥𝘢 𝘪 𝘭𝘦𝘢𝘥𝘦𝘳 𝘤𝘩𝘦 𝘴𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘢𝘱𝘱𝘰𝘯𝘨𝘰𝘯𝘰, 𝘮𝘢 𝘳𝘪𝘱𝘳𝘰𝘥𝘶𝘤𝘦 𝘰𝘨𝘯𝘪 𝘷𝘰𝘭𝘵𝘢 𝘭'𝘰𝘴𝘴𝘦𝘴𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘪𝘥𝘦𝘰𝘭𝘰𝘨𝘪𝘤𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘶𝘳𝘦𝘻𝘻𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘭𝘪𝘯𝘦𝘢, 𝘴𝘤𝘦𝘨𝘭𝘪𝘦𝘯𝘥𝘰 𝘭𝘢 𝘥𝘪𝘷𝘪𝘴𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘱𝘪𝘶𝘵𝘵𝘰𝘴𝘵𝘰 𝘤𝘩𝘦 𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘷𝘪𝘷𝘦𝘯𝘻𝘢, 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘴𝘦 𝘴𝘵𝘰𝘳𝘪𝘤𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘪 𝘳𝘪𝘧𝘰𝘳𝘮𝘪𝘴𝘵𝘪 𝘦 𝘪 𝘳𝘪𝘷𝘰𝘭𝘶𝘻𝘪𝘰𝘯𝘢𝘳𝘪 𝘯𝘰𝘯 𝘱𝘰𝘵𝘦𝘴𝘴𝘦𝘳𝘰 𝘤𝘰𝘦𝘴𝘪𝘴𝘵𝘦𝘳𝘦, 𝘢𝘤𝘤𝘦𝘵𝘵𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘭𝘢 𝘳𝘦𝘨𝘰𝘭𝘢 𝘥𝘪 𝘮𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰𝘳𝘢𝘯𝘻𝘢".

Ecco, accettando la regola di maggioranza. Questo è un punto fondamentale.

Quanto è attuale tutto ciò, quanto ci parla dell'oggi. Di una sinistra che, alla ricerca della purezza, va incontro a scissioni dopo scissioni preferendo la divisione alla convivenza. E così l'incapacità della coesistenza dove porta? Solo a sconfitte, e alla riemersone di pericolose nostalgie del Ventennio.