Punti Di vista #11 – 25 Aprile

Punti Di vista #11 – 25 Aprile

di Luca Zamboni

Nuovo appuntamento con la nostra rubrica domenicale #PuntiDivista.

Uno spazio per analisi, suggerimenti di approfondimento e letture "pazienti".

Questa settimana il contributo di Luca Zamboni, membro della Segreteria del Partito Democratico di Desio con delega a Diritti e Eguaglianza, Giustizia Sociale, che ci parla dell’importante ricorrenza del 25 Aprile.

𝐏𝐮𝐧𝐭𝐢 𝐃𝐢 𝐯𝐢𝐬𝐭𝐚#𝟏125 Aprile

di Luca Zamboni

Si avvicina il 25 Aprile, non un normale 25 Aprile, bensì uno particolare, diverso da quelli a cui si è abituati.

Solitamente, in questa data, si festeggia la liberazione dal nazifascismo, la caduta del regime fascista, il ritorno della libertà.

Si festeggia e si ricordano queste buie quanto vergognose pagine di storia nazionale.

Si ricorda il sacrificio e l’impegno dei tanti Partigiani che, con la loro opera ed il loro sacrificio, contribuirono alla liberazione dell’Italia e alla scrittura della Costituzione.

Costituzione dichiaratamente antifascista perché era nelle intenzioni di chi la scrisse l’intenzione di cancellare per sempre quelle pagine dalla storia ed impedire che quella storia si ripetesse.

Si ricorda il Movimento Partigiano che, arricchendosi della pluralità delle posizioni interne, seppe trovare un minimo comune denominatore collettivo per unirsi e condurre la lotta al regime e alla dittatura nazifascista.

Ma qualcosa non ha funzionato in questi anni, qualcosa è mancato nell’esercizio della memoria e del ricordo.

Ci si è adagiati sulle certezze, sulle certezze di vivere in un paese democratico e libero con le sue contraddizioni e dibattiti, ma pur sempre democratico e libero!

Quelle ideologie criminali purtroppo non sono scomparse; hanno covato sotto la cenere in attesa di riaccendersi.

Oggi stiamo assistendo ad una situazione preoccupante, alla loro legittimazione da parte di alte cariche dello Stato che, ipocritamente, hanno giurato su quella stessa Costituzione che le rigetta.

Oggi è in corso - anche se in realtà lo è già da almeno 50 anni ma oggi si sta spingendo molto di più - una imponente operazione di revisionismo storico.

Le uscite mediatiche più eclatanti - da non sottovalutare - sono quelle sulle Fosse Ardeatine (Meloni) e su Via Rasella (Larussa) con il chiaro scopo di delegittimazione sia della resistenza sia dell’antifascismo in generale.

Un’operazione che vuole mettere sullo stesso piano nazifascisti e partigiani, una mistificazione che vede da una parte la dittatura nata con le squadracce, l’assassinio di Matteotti, l’Ovra, le leggi razziali, i rastrellamenti, le deportazioni, l’Olocausto e dall’altra parte il sogno della libertà, della democrazia, della giustizia e dell’equità.

Questi non sono uguali, non sono parificabili!

Come se non bastassero la legittimazione e il revisionismo dell’epoca, assistiamo a politiche e prese di posizione inquietanti che stanno riportando quel periodo nell’epoca moderna.

Politiche come dichiarazioni, come prese di posizione ideologiche volte a discriminare porzioni di popolazione colpevoli, a loro dire, di essere diverse dagli standard tipici della destra nazionalista ed oscurantista.

Standard ottusi che vogliono dividere il mondo in bianco e nero, che non accettano di aiutare chi rimane indietro, che si schierano dalla parte dei più forti contro i più deboli, contro le donne e tutto ciò che non essendo capito viene etichettato come diverso, da condannare e da discriminare.

Ma questo non è il paese che vogliamo noi, non è l’Italia che vogliamo!

L’Italia che vogliamo è un Italia inclusiva, non esclusiva.

È un paese egualitario, che tratta tutti i suoi cittadini con pari dignità aiutando i più deboli.

È un paese a colori dove tutti hanno le stesse possibilità e gli stessi diritti, dove nessuno viene escluso perché considerato diverso. La cosiddetta diversità è un valore aggiunto non un discrimine. Dove le Donne sono Donne, non angeli del focolare.

Oggi il fascismo, che è un crimine e non una ideologia, si è trasformato; non è più quello delle squadracce - non che quelle siano scomparse anzi – e, calandosi in epoca moderna, mantiene vivo il suo essere.

Questo 25 Aprile sarà diverso.

Questo 25 Aprile dovrà chiamare tutti a riscoprire i valori della Resistenza, di una resistenza anch’essa riportata in epoca moderna.

Un 25 Aprile che dovrà richiamare tutte le persone che, pur nelle loro diversità, amano la democrazia, la giustizia e la libertà alla lotta, vestendo i panni delle sentinelle della Costituzione contro questi rigurgiti nostalgici.

E allora buon 25 Aprile!

“Noi con i fascisti abbiamo finito di parlare il 25 Aprile 1945! “
Gian Carlo Pajetta